La sesta estinzione di massa

Elizabeth Kolbert, con il suo libro “The Sixth Extinction: an Unnatural History”, ci ha mostrato la prova che siamo all’inizio, o probabilmente nel mezzo, della sesta grande estinzione di massa della biodiversità da quando è sorta la vita sulla Terra, ma questo è il primo caso in cui l’evento è causato totalmente dall’uomo.

Kolbert non è certamente la prima ad arrivare a questa conclusione: altri studi che certificano e adducono prove schiaccianti ve ne sono in quantità. Tuttavia, alcuni continuano a negare che tali prove esistano davvero, e sostengono che sono stati proprio gli scienziati della conservazione e della biodiversità a sovrastimarle, al fine di attirare maggiore attenzione pubblica e politica per incrementare le opportunità di ottenere fondi per la ricerca.

«La negazione differisce dallo scetticismo», scrivono i ricercatori dell’università delle Hawaii e del museo di storia naturale di Parigi nel loro nuovo studio pubblicato da poco su Biological Review. «Lo scetticismo è una componente genuina della ricerca scientifica e della scoperta, che mette in discussione presupposti, risultati, interpretazioni e conclusioni, fino a quando il peso dell’evidenza non supporta una conclusione o un’altra, invece, la negazione è semplice incredulità in quel peso di prove. La nozione della sesta estinzione di massa, o almeno di una grave crisi della biodiversità, affronta sia lo scetticismo che la negazione, così come la nozione di cambiamento climatico antropogenico».

Sono essenzialmente due le tesi promosse con l’intento di negare.

  • La prima afferma che tutti i tassi di estinzione stimati sono stati volutamente incrementati, e che la velocità con cui stanno scomparendo le specie non sia significativamente maggiore rispetto al passato.
  • La seconda sostiene che ogni estinzione viene naturalmente compensata dalla comparsa di nuove specie e che, «poiché gli esseri umani sono parte integrante del mondo naturale, piante e animali che scompaiono a causa delle attività umane, sono da considerarsi come un fenomeno naturale, un effetto collaterale della normale traiettoria evolutiva della vita sulla Terra».

Tuttavia, fanno notare gli autori di questo studio che le prove fornite dagli scettici fanno leva solamente sui dati raccolti nella Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) – indicatore critico della salute della biodiversità mondiale istituito nel 1964. Ma la Lista Rossa, pur essendo uno strumento imprescindibile, è decisamente incompleta e per questo fuorviante. Quasi tutti gli animali valutati in questo database – dicono gli autori dello studio – sono mammiferi o uccelli, o quantomeno vertebrati, cioè una rappresentanza esigua della vita animale sul pianeta.

«Nella Lista Rossa sono state infatti complessivamente valutate oltre centoventimila specie delle quali più di 52.500 sono vertebrati. Sebbene si tratti di un’enorme quantità di forme di vita, questo numero copre appena il 5,6 per cento delle circa 2,14 milioni di specie animali e vegetali accertate dalla stessa Iucn. I dati sono quindi profondamente parziali e troppo “vertebratocentrici”, ma come sottolineano nello studio, la vita animale sulla Terra è indiscutibilmente invertebrata, pertanto le tesi di scettici e negazionisti sono prive di evidenze scientifiche.

Cosicché, assumendosi il compito di dimostrare che la sesta estinzione di massa è purtroppo realmente in atto sciogliendo ogni dubbio, il gruppo di scienziati ha fornito con questo studio nuove e incontrovertibili prove secondo le quali solamente negli ultimi cinquecento anni si è già estinto circa il dieci per cento di tutte le specie viventi, confermando quindi che il tasso attuale di estinzione supera di gran lunga quello naturale di fondo